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UN CHICCO DI RISO

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Un Chicco di Riso: viaggio nella memoria

Siamo alla Fondazione Sanguanini, nella biblioteca di Rivarolo Mantovano. Tutti noi stringiamo in mano un piccolo chicco di riso. Sembra insignificante, eppure quel singolo chicco racchiude in sé un significato profondo, più grande di mille parole. Ogni chicco rappresenta un essere umano, un simbolo di milioni di vite spezzate durante la Shoah.

Laura Torelli, la nostra guida in questo percorso, ci ha chiesto di immaginare quanti chili di riso servirebbero per rappresentare tutte le persone sterminate: 15 milioni di chicchi, 450 kg di riso. Una quantità enorme, difficile da visualizzare. Questo ci ha aiutato a capire meglio l’immensità della tragedia. L’umanità aveva superato il limite, oltrepassandolo in modi che mai avremmo potuto immaginare.

“Perché secondo voi è importante celebrare la Giornata della Memoria?” ci ha chiesto Laura. Le nostre risposte sono state chiare: per non dimenticare, per ricordare le atrocità della Seconda guerra mondiale e non ripeterle mai più. Lei ha ascoltato con attenzione, poi ci ha offerto una riflessione profonda: “Il male non è arrivato tutto insieme. È stato un processo lento, un passo alla volta.” Prima hanno vietato agli ebrei di andare a scuola. Nessuno ha protestato. Poi hanno vietato agli ebrei di entrare nei cinema. Ancora, nessuno ha protestato. E così, passo dopo passo, gli ebrei si sono ritrovati senza nulla, senza diritti, senza voce.

Durante l’incontro, Laura ha dato ancora più forza a queste parole leggendo un passo da Un sacchetto di biglie di Joseph Joffo. Ci ha raccontato di quel momento in cui Joseph si presenta a scuola con la stella gialla cucita sul petto per la prima volta. Un simbolo che lo trasforma agli occhi degli altri. Il primo personaggio che abbiamo analizzato è Zerati, l’amico fedele di Joffo, che mostra subito solidarietà e curiosità: “Te la cambio con una biglia,” gli dice, come se volesse alleggerire la situazione con un piccolo gesto d’affetto. Zerati non vede la stella come un marchio d’infamia, ma solo come qualcosa che appartiene a Joseph, il suo amico di sempre. Purtroppo, non tutti reagiscono come Zerati. Poco dopo, arriva un bullo della scuola. Quando vede la stella gialla, inizia a deridere Joseph, spingendolo e insultandolo davanti agli altri. Quel gesto meschino mostra tutta la crudeltà gratuita e la voglia di sopraffazione di chi si sente più forte solo perché protetto dal silenzio degli adulti. Ma la parte più dolorosa arriva dal maestro. Un uomo che, fino a quel giorno, aveva guardato Joseph negli occhi, lo aveva chiamato per nome e gli aveva sorriso. Ora, invece, distoglie lo sguardo, come se non lo vedesse più. Joseph è diventato invisibile. L’indifferenza del maestro è persino più crudele delle parole del bullo. È come se, in quel momento, il mondo intero avesse deciso che Joseph non esiste più.

Questa esperienza ci ha lasciato molto su cui riflettere. Il chicco di riso, la stella gialla, le storie raccontate: tutto ci ha fatto capire quanto sia importante non rimanere in silenzio di fronte all’ingiustizia. Ogni piccola scelta conta. Ogni volta che ci giriamo dall’altra parte, contribuiamo a costruire nuovi muri di paura e indifferenza. Ma possiamo anche scegliere di abbatterli, un passo alla volta. Proprio per questo, a conclusione dell’incontro, Laura Torelli ha scelto di leggere il libro Cavalca la tigre, in cui emerge un messaggio fondamentale: si può sempre scegliere. Anche quando tutto sembra andare nella direzione sbagliata, anche quando il mondo ci spinge a piegarci, resta sempre la possibilità di prendere una strada diversa. Abbiamo sempre la possibilità di essere noi stessi e di opporci al male, un passo alla volta.

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