IL TEMPO SOSPESO

Sono trascorsi ormai tre anni dall’inizio del conflitto in Ucraina. Le famiglie sono distrutte sia dal punto di vista materiale, molte infatti hanno perso la casa, il lavoro, parenti e amici, sia dal punto di vista emotivo e psicologico. Immaginiamo il dolore delle madri, e possiamo solo immaginarlo, che non hanno notizie dei loro figli, strappati alla vita quotidiana: forse morti, forse scampati alla morte, ma sicuramente in una situazione di grande pericolo. Noi seguiamo da tempo questa vicenda. Giornali e telegiornali ce ne parlano tutti i giorni, ma il rischio che corriamo è quello di leggere le notizie e vedere le immagini come se si trattasse di un film. Ci commuoviamo, versiamo qualche lacrima, diamo qualche contributo come denaro, cibo, vestiti, giocattoli per i bambini, ma tutto finisce lì. Il nostro Stato, come altri paesi dell’Unione Europea, pur sostenendo la causa ucraina, non ha intenzione di inviare soldati, ma dall’inizio della guerra, stanno aiutando l’Ucraina con l’invio di equipaggiamenti militari, medicinali, cibo e abiti, in modo diversificato. Da quel che abbiamo capito, gli Stati europei non intendono andare oltre, per evitare che il conflitto si possa allargare e diventare causa di distruzione per tutti. Già abbiamo potuto assaporare qualche danno provocato dal conflitto in corso: rincaro dell’energia e aumento dei generi alimentari, per fare due esempi che hanno una ricaduta su tutta la popolazione. Per esempio, se in un campo grandina e il lavoro di molti mesi sparisce può essere normale un anno, ma se tutti gli anni il tuo raccolto sparisce, porta anche all’aumento del prezzo e magari per un uomo benestante non conta, ma ad un uomo con dei debiti, deve ignorare il prodotto. Noi certamente non possiamo avere voce in capitolo, però abbiamo il dovere di informarci, conoscere e riflettere su quanto sta accadendo per imparare a leggere la realtà, non come se si trattasse di fantasia. Adesso le persone senza casa vivono in metropolitane, per esempio la metro Arsenal’ Na, la metropolitana di Kiev che ospita più di 8 milioni di rifugiati, che vivono in scatoloni o in sacchi a pelo, per terra, senza cibo e igiene, sotto i continui bombardamenti russi e con il pericolo di morte, ma pensiamo, o tentiamo di immaginare, come si sentono, ognuno di loro, con solo, o per ora: lingua, religione, cultura e amici e parenti, se non morti o emigrati, siccome dal 2022 son emigrati tra i 5,7 e i 5,9 milioni, però negli ultimi mesi, le emigrazioni sono rallentate, siccome molti civili vengono mandati sul fronte russo senza possibilità di tornare, anche se non addestrati, per esempio proviamo ad immaginarci un nobile che vive vicino all’Ungheria, lontano dalla guerra, che gli viene chiesto di donare soldi ai poveri, lui cosa potrebbe fare? Secondo noi, può donare a loro (se ha un animo buono) ma può succedere che lui dica di no, siccome è lontano dalla guerra e potrebbe ignorare la situazione, visto che non lo riguarda direttamente. Ora immaginiamo se qualcuno abitasse vicino al fronte, lì la situazione e il pensiero cambia moltissimo visto che ogni giorno potrebbe morire. Ma adesso proviamo ad immaginarci la loro vita adesso, di ogni persona, senza casa, famiglia, denaro, speranza… come si sentono in queste condizioni? Secondo noi ci sono due ipotesi principali: la prima potrebbe essere che gli ucraini stanno sperando ogni giorno di continuare a vivere, sapendo che ogni giorno, ora, minuto e secondo potrebbe essere l’ultimo, la seconda può essere che loro possano non veder l’ora di morire, considerazione tanto brutta quanto giusta, vista la situazione terribile e pensiamo insostenibile in cui si trovano. Per il popolo ucraino che si trova in questa situazione agghiacciante, come segno di speranza per la fine della guerra, prendiamo come augurio il gesto che la scorsa notte di Natale Papa Francesco ha fatto inaugurando l’anno giubilare, aprendo la Porta Santa, che per tutte le vittime sia simbolo di ripartenza e per i colpevoli di pentimento.
STOP WAR!!
Riccardo Mori
Massimo Ravagna
Adriano Gentile