VOCI DI SPERANZA

Gli articoli che abbiamo preso in considerazione in classe raccontano storie e visioni intense e drammatiche legate alla guerra tra Israele e Palestina, parliamo di esperienze personali, di sofferenza, di perdite ma anche di speranza e determinazione. Quando Noa (che in questo momento di guerra tramite le sue canzoni porta messaggi di pace sul palco insieme a Mira Awad una cantante palestinese che cerca anche lei tramite le canzoni di portare un messaggio di pace) riflette sul conflitto tra Israele e Hamas, sottolinea come questo porti sofferenza non solo ai diretti coinvolti, ma anche per la democrazia e per i diritti umani in generale. Esprime quanto sia desiderata la pace insieme a una soluzione che permetta di convivere ai due stati perché si possa garantire il diritto di esistere sia a Israele sia alla Palestina. Noa denuncia anche l’antisemitismo e altre forme di odio e discriminazione come mali sociali che se non eliminate contribuivano a peggiorare il conflitto.
Battistini (giornalista del Corriere della sera, che è stato inviato di guerra, per raccontare e raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti) nel suo articolo ci descrive un’immagine devastante ovvero l’attacco delle 6:29 che stravolge Israele. «Sentiamo la sirena e ci chiudiamo nella camera di sicurezza. Dalla finestra vedo una quindicina di terroristi all’ingresso del kibbutz. Calmo i miei bambini, dico che tutto va bene. Ma dentro sono ghiacciato. Se apro la finestra, so che è la fine» Momenti di puro terrore durante l’attacco, dai ragazzi al rave agli abitanti dei kibbutz. Ho letto di testimonianze di persone terrorizzate che in mezzo alla tragedia devono affrontare le perdite e il trauma psicologico. C’è una domanda che dovrebbe far sorgere riflessioni all’intera società società: tu dov’eri quel giorno? Per creare una memoria simile agli eventi dell’11 Settembre. Marta Serafini parla di Enzo: un giovane italiano di medici senza frontiere, che ha vissuto tra diverse guerre portando cure mediche un esempio di umanità. Nell’articolo racconta di Gaza, dell’Ucraina, dei viaggi in Africa per portare cure, ma soprattutto ci descrive il suo desiderio di poter tornare un giorno a casa, in Calabria e quando torna non è lo stesso uomo che era partito, perché il mondo, ciò che ha vissuto lo hanno profondamente cambiato, in meglio o comunque gli hanno permesso di comprendere che lui è al mondo per questo, per aiutare gli altri. Parla anche della sua esperienza a fianco di Gino Strada - una grande fortuna averlo conosciuto e appreso da lui. L’articolo di Mira Awad mi ha permesso di fare una riflessione sul conflitto ponendo maggiore attenzione sulla necessità di uguaglianza nei diritti civili di israeliani e palestinesi. Ci ha permesso di vedere nella musica una forza unificante. In tutti questi articoli ho trovato un senso comune di distruzione e impotenza di fronte alla violenza, ma non solo, ho letto di speranza e di voglia di cambiamento. Per tutti è chiaro che la pace non si costruisce solo attraverso le armi o la difesa nazionale, ma tramite il dialogo e il rispetto reciproco, un esempio lo è anche l’impegno di ogni singola persona, come Enzo che dedica la propria vita agli altri o come Mira e Noa che attraverso la musica cercano di trasmettere messaggi di pace.Secondo me azioni che potrebbero aiutare la situazione potrebbero essere:-Educazione alla pace e alla comprensione reciproca. Programmi scolastici dedicati alla storia dei conflitti in cui si insegni il rispetto delle differenze e l’importanza della coesistenza. Questo vale sia per i giovani israeliani sia per i giovani palestinesi. Testimonianze di chi vive il conflitto, per coinvolgere persone come Enzo che parlino delle loro esperienze direttamente ai giovani mostrando quali sono le vere conseguenze della guerra. -Interventi diplomatici. Organizzare conferenze internazionali a mediare per ottenere soluzioni stabili e durature, riprendendo quei negoziati interrotti per la creazione di due stati che convivono pacificamente. Creare una forza di pace internazionale incaricata di proteggere civili e garantire il rispetto degli accordi; la sua presenza dovrebbe ridurre le tensioni e garantire maggiore rispetto dei diritti umani, questa forza deve collaborare con tutte le organizzazioni umanitarie come l’ONU, medici senza frontiere o la croce rossa. -Movimento artistico e culturale per la pace. Promuovere lo scambio culturale tra artisti con progetti come concerti, festival in cui artisti israeliani e palestinesi lavorino fianco a fianco dimostrando che la collaborazione è possibile e che questi tipi di eventi possano convincere tutti che l’arte può unire e superare le divisioni ideologiche e politiche. Ho estratto alcune frasi che ho trovato particolarmente potenti. Dall’articolo di Noa “ spero che israeliani e palestinesi si rifiutino di essere guidati dalle persone che sono ora al potere” questo è un punto di partenza per un vero cambiamento, nuove persone al governo più aperte al dialogo che possano fare la differenza si può collegare alla mia proposta di educazione alla pace per aiutare i giovani ad immaginare dei nuovi capi di governo più capaci al dialogo. ”Le canzoni devono unirsi all’ideologia, alla diplomazia, alla protesta, al dialogo”. In questa frase è racchiuso tutto il potere della cultura e dell’arte come parte del cambiamento perché questa frase potrebbe essere l’inno per promuovere pace attraverso arte e cultura. Dall’articolo di Marta Serafini su Enzo “ interagire con diverse persone in un contesto che non è il tuo. ”Frase importante per chi vuole promuovere la pace perché ricorda che bisogna saper ascoltare e comprendere le diverse culture nei diversi paesi. Con questo mi collego alla mia proposta di educazione alla pace e comprensione reciproca. Dall’articolo di Francesco Battistini “la bestia della guerra ha divorato tutto compresi cordoglio e verità”. Questa frase descrive chiaramente che la guerra distrugge tutto, anche l’empatia e la comprensione ma suggerisce anche di ricercare sempre la verità e garantire il rispetto delle vite umane. “dov’eravamo il 7 Ottobre? Ognuno se lo ricorderà per sempre”. Questa frase sottolinea che il conflitto non è solo una questione politica ma è qualcosa che segna le memorie delle persone, diventando un ricordo per evitare tragedie future. Con queste frasi mi collego alla mia proposta di interventi diplomatici perché possono essere utili per sensibilizzare le persone per spingere i grandi della terra a mediare per vivere in pace. Ritengo che queste proposte possano costruire un futuro in cui l’odio e la violenza saranno sostituiti da cooperazione e comprensione, anche se il cambiamento richiederà tempo ogni piccolo passo è per te di un cammino più grande verso la pace. Essere coinvolti in iniziative di questo tipo è importante, perché non si tratta solo di risolvere un conflitto, ma di costruire un nuovo modello di vita in cui ognuno ha il diritto di crescere e vivere senza paura perché pur essendo solo un ragazzo, sento che nessuno dovrebbe mai sentirsi in pericolo per la propria identità e che un mondo senza guerra è l’unico mondo in cui tutti, non importa da quale parte, possiamo trovare un vero futuro.
Niccolò Resta