PAROLA AI DIRETTORI

L’uomo ha fame: ma di che cosa?
Molto spesso sentiamo parlare di bisogni, di necessità, di urgenze come dei campanelli d’allarme che gridano al mondo intero quanto l’umanità stessa senta come un appetito che va oltre quello del cibo.
L’uomo infatti nel tempo dove il digitale e la violenza stanno predominando sente dentro di sé la volontà di soddisfare quel vuoto morale, quella ricerca interiore basata sul ritrovare un equilibrio di stabilità e soddisfazione personale perché motivato a continuare a vivere spinto dalla motivazione che i suoi sacrifici di oggi siano i successi del domani.
Eppure, questa fame non è solo un’eco del passato o una spinta verso il futuro, ma una realtà che si consuma nel presente. È la fame di verità in un’epoca di narrazioni contrapposte, la fame di connessione in un mondo sempre più frammentato, la fame di giustizia dove il diritto sembra spesso piegarsi al volere di pochi. E così, ci troviamo a vivere un’era in cui la percezione della realtà stessa è messa in discussione, in cui le parole vengono svuotate di senso e riempite di propaganda, in cui il dolore di alcuni viene spettacolarizzato mentre il dolore di altri viene taciuto.
Ma la fame è anche speranza, è la consapevolezza che nulla resta immobile per sempre, che ogni ciclo ha la sua rottura, che ogni attesa porta con sé il germe di un cambiamento. È per questo che non possiamo limitarci a sopravvivere: dobbiamo cercare, dobbiamo costruire, dobbiamo trovare il coraggio di rompere il silenzio e di nutrire questa fame con idee, con progetti, con un nuovo sguardo sul mondo.
Perché, in fondo, l’uomo ha fame di futuro. Di un domani in cui il bene non sia più una lontana promessa, ma una realtà vissuta nel presente.
Tutto questo fantastico -quanto naturale- fenomeno ciclico e concentrico a sé trova maggior concretezza nel concetto di attesa.
Difatti il singolo, come d’altronde il gruppo, vive sospeso in uno stato di parziale completezza quanto di parziale vuotezza perché il chiodo fisso dell’odio di pochi, ma potenti, condanna la società intera a sopravvivere in questa dimensione dove il tempo sembra fermo sempre alle stesse ore… ore che diventano croci da saper portare.
“7 ottobre 2023”, “24 febbraio 2022”. Queste sono solo due date ma che ci riportano alla mente un mondo, ma che diciamo, un universo di cicatrici ancora aperte che sembrano sempre peggiorare maggiormente.
Ed ecco, è proprio questo quello che il numero vuole fare: urlare alla fame dei “piccoli”.
Infatti tutta la redazione col proprio sforzo si è impegnata affinchè potesse almeno provare a dare una forma a questi ingenti bisogni di novità con la consapevolezza di essere in bilico tra la crisi e la speranza.
Quindi, nostri cari lettori e lettrici, vi auguriamo che leggendo le riflessioni de “La grande fame”, figlio della volontà di chiunque ami sperimentare e mettercela tutta per inseguire con sguardo consapevole la realtà, possiate sentirvi appagati e, per rimanere in tema, sazi di idee e pensieri per almeno provare a immaginare un mondo dove non ci sia da attendere più il bene.
Buona lettura!
I Direttori
Alessandro Micheloni
Ginevra Ravagna