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CARA SOCIETÀ...

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Caro Babbo Natale,

anche quest’anno la tua festa sta arrivando. Non ho molto da chiederti, la società non me lo permette: sotto le macerie delle bombe tra Gaza e il Donbass, sotto le terre alluvionate per colpa del cambiamento climatico, sotto i governi dei paesi dove la democrazia è un lontano ricordo, sotto il monopolio delle mafie internazionali, sotto il dramma delle migrazioni, insomma, sotto tutto il male che l’uomo sta facendo a sé stesso è difficile se non impossibile scriverti e vedere la luce che le festività natalizie vogliono darci. D’altronde o non c’è il materiale (come la carta o una penna) o manca la forza di immaginare uno spiraglio di speranza per il quale si possa pensare un mondo migliore. Ma una cosa, molto elementare, te la vorrei chiedere: perché? Perché in un mondo dove il progresso è sempre più sviluppato l’uomo non riesce a riconoscere i suoi confini? Alla fine basterebbe che tutti seguissero basilari regole di rispetto, per le quali ogni essere ha le stesse dignità dell’altro… ecco il problema: ormai le persone non hanno valore per ciò che sono, ma per ciò che la gente pensa di loro. Infatti sin dalle più piccole unità di società, come la scuola o la famiglia, assistiamo a cadenza quasi giornaliera ad atti di violenza che sono l’ennesima dimostrazione del degrado della filosofia del rispetto. Effettivamente, pensandoci, molti quesiti di questa lettera avrebbero risposte diverse e dissonanti tra loro a seconda del luogo in cui mi trovi. L’opposizione diventa una condanna nelle nazioni dove esiste solo il riflesso di ideologie rigide ed estreme. “Uccisa a sassate perché portava male il velo”, “Giornalista imprigionato perché oppositore”, “Vietato il diritto alle donne di parlare in pubblico”: queste sono alcune di tante notizie che affliggono quotidianamente il mondo. Uno sfregio continuo che sembra non avere fine… chissà quanti momenti di gioia come il Natale perderanno tutte le ingiuste vittime della tirannia violenta di ogni movimento estremista contro le libertà. Perché?

Lo so che può sembrare una domanda difficile, ma la costante in questi casi è la mancanza di un tassello fondamentale: perché dover trovare un motivo a ciò, è giustificabile nei limiti umani? Infatti, molte volte, penso che quando non si trovi un perché sia per il semplice motivo che non esiste: se la morale collettiva non lo può giustificare, allora non ha senso di esistere, penso. Però succede… allora l’uomo non è umano? Sono stressante è vero, ma sentivo necessaria questa lettera. Mi raccomando, non preoccuparti, non necessito di una risposta entro il 25, d’altronde il mio è solo uno sfogo da parte della società per la società.

Alessandro Micheloni

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