top of page

LE OMBRE DEI SOGNI

dipinto-quadro-sogno-e-incubo-398_MEDIUM.jpg

“Tutto sommato gli incubi sono le ombre dei sogni”.

Questa frase, nata nella mia mente in questi giorni di “trans” tra la realtà e l’inconsapevolezza, racchiude perfettamente il tormento dal sapore dolceamaro dell’ultimo periodo.

Una data, anzi due: il 30 dicembre e il 2 gennaio. Ho nitidi ricordi che penso faranno fatica ad andarsene: il nonno ha avuto di nuovo l’urgente necessità di andare in ospedale; il nonno ha chiuso gli occhi per sempre al mondo terreno.

Faccio una premessa necessaria. Con questo testo non voglio fare una morale religiosa perché lascio la libertà ad ogni lettore di vedere in sé stesso una dimensione diversa della fede. La mia intenzione è quella (a tratti egoistica) di fare una sorta di resa dei conti con degli eventi troppo grandi per me.

Una specie di “ultimo scontro” con chiodi fissi e dolorosi che saranno per sempre nella mia mente ma che penso, solamente ora, di iniziare ad avere la lucidità per affrontare.

Alla fine tutti i sogni hanno un inizio ed una fine, poi si torna alla normalità: ecco, può la normalità essere un incubo?

A questa domanda non troverò una risposta e ne sono certo, ma almeno adesso, scrivendo queste parole che vedo pesanti come macigni, voglio cercare di ovviare al quesito rapportandolo alla mia realtà.

La perdita di mio nonno ha messo fortemente alla prova la mia serenità, cercando quasi di voler demolire la mia identità per piegarla al dolore perpetuo e senza tempo del lutto.

Ecco, l’incubo da cui ci si vorrebbe svegliare, ma non si può: sono bloccato in uno scorrere “normale” del tempo anche se vorrei si potesse alterare e a volte fermare.

Anche se non c’è più niente da fare: ho perso un pezzo di terreno sul quale costruire la casa del mio futuro.

E allora è lecito provare a proseguire, ad essere felici ed avere progetti?

Sopravvivere a questo lutto diventa per me una dura sfida: da una parte vedo ciò come segno di egoismo e indifferenza nei confronti di una situazione per me gravissima, mentre dall’altra vedo questo come un segno di forza.

Dimenticare è il grande rischio che mi martella, la sola idea di non avere memoria del sogno vissuto trasformato in incubo mi fa raggelare il sangue.

D’altronde la vista fisica si offusca quando quella morale non riesce più a vedere il volto del nonno in foto ma è ferma a quei tristi momenti.

Poi, la rinascita: l’incubo che mi assaliva si poteva addolcire.

Infatti giorni di tristezza sono stati spezzati da onde positive fatte di piccoli attimi condivisi con parenti e amici che mi hanno dato sostegno in modo da farmi capire quanto la sofferenza non sia utile per risollevarsi da un problema.

Con questi fondamentali insegnamenti posso dire che sono riuscito ad arrivare oggi, 2 febbraio, con una visione lucida e serena dei fatti: potendo dire che questa ultima battaglia contro il dolore del lutto la sto vincendo giorno dopo giorno imparando a normalizzare positivamente un nuovo equilibrio della mia quotidianità.

Quindi il mio incubo si è addolcito, sono stato in grado di trovare quei semi di eternità piantati dal nonno, ideali e azioni concrete entrate nella mia personalità e che tocca ora a me annaffiare e far crescere.

Così, almeno per me, non si potrà mai morire, l'importante è trovare un erede che diventi le gambe dei propri pensieri e le mani del proprio lavoro, per rendere immortale la propria vita.

Alla fine posso dire che molte cose ho capito da questo grande cambiamento, ma quella che ho avuto la possibilità di vivere più concretamente è stata ed è una morale che proprio mio nonno mi diceva spesso:

“Ciò che puoi e vuoi cambiare lo devi fare, ciò che invece non puoi modificare devi accettarlo”.

Micheloni Alessandro

bottom of page