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FRATELLI (?)

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"Essi (gli uomini) sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza".

Questa è solo una parte del primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.“ Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, mentre questa è la conclusione dell’articolo 27 della Costituzione italiana, il quale stabilisce i principi del carcere e del sistema della giustizia nel paese. Queste due grandi dichiarazioni di umanità ci aprono molte porte. Inizialmente è bisognoso partire però con un’introduzione: non è casuale l’accostamento tra carcere e diritti umani, infatti sempre di più in Italia sentiamo notizie di rivolte e vite distrutte da un sistema carcerario fallimentare e sempre più delicato in quanto vicino ad un implosione generale; per trovarne le cause non è che d’obbligo partire dall’analisi di tutti quei documenti che attestano il funzionamento della giustizia, trovando quegli ideali che caratterizzano la visione di essa. Il primo grande valore che spicca è quello della coscienza; questa parola deriva dal latino "conscientia" ed indica il sapere arricchito della consapevolezza: e per me risulta immediato chiedermi il perché convivere col proprio reato risulti un macigno troppo pesante da portarsi appresso… pregiudizio sociale?Infatti una grande ferita del sistema carcerario si crea nell’imparare a coesistere come persone n

onostante l’errore che si ha commesso, probabilmente ciò è anche alimentato da un velo (che in realtà pesa come il più grande macigno) di vergogna personale: imparare ad odiarsi non è rinascere come persone, anche se può diventare, solo con una forte volontà del detenuto, una chiave per aprire le porte alla riscoperta di sé stessi. Se ci pensiamo la rieducazione che avviene nel carcere ha proprio lo scopo di dare al condannato la capacità di poter tornare a vivere insieme agli altri con consapevolezza delle proprie azioni: insomma, è possibile trovare una rinascita? Cosa può impedire questa "nuova vita"? Dipende più dal singolo o dal gruppo? Trovato il primo "errore" disumano del carcere...

Andando avanti nell'articolo si legge di come le persone dovrebbero muoversi l'una con le altre in "spirito di fratellanza": ma chi stabilisce i suoi valori? Se ci pensiamo, la fraternità è un concetto molto vasto e di cui ognuno ha una visione differente; basti pensare alla fratellanza religiosa o a quella tossica delle baby gang che rivendicano "uccisioni" da parte delle forze dell'ordine, cosa che abbiamo potuto leggere nelle rivolte di Milano. Paradossalmente anche l'ergastolo potrebbe essere un muoversi per senso di "bene": se ci pensiamo ha lo scopo di riconsegnare al detenuto le chiavi della sua libertà cercando di garantire alla popolazione sicurezza: ma dove sta il problema? Quali sono quei fattori che impediscono un sistema carcerario giusto e sicuro per chi lo deve vivere? Per me la risposta a queste domande si trova nella noncuranza collettiva: infatti lo Stato Italiano (senza distinzioni politiche) sta sempre di più trascurando la condizione delle carceri: basti pensare al fatto che attualmente i detenuti si aggirano intorno ai 61.000 contro i 47.000 posti di capacità massima nelle prigioni nazionali, ignorando tutta quella fetta di popolazione che si trova negli "ultimi posti" della società. Ecco, qui si capisce il grande problema, l'ergastolo segue le norme dei sensi umani e di fratellanza in quanto vuole rieducare e dare possibilità, ma il sistema si inceppa quando è chiamato a rendere reali queste cose; in quanto manca cura. Girando la medaglia possiamo trovare invece i detenuti tante grandi bombe inesplose che hanno passati differenti ed emozioni uniche: cosa possono provare? Trovare una risposta è difficile se non impossibile, ma se dovessi formulare un'ipotesi penso che non si possa trovare nome alle sensazioni che provano: la loro umanità è messa a dura prova dalla noncuranza che provano nei loro confronti e dall'abbandono che sentono dallo Stato. Cosa fare? Ribellarsi. Ed ecco qui creato il terreno fertile per l'esplosione di queste bombe, violenza contro gli altri e contro sé stessi, omicidi, suicidi: lo sfogo e il monito di una fetta di popolazione che necessita di un maggiore interesse in quanto anche da loro riparte la "catena" del bene e della giustizia (è un po' come dire che l'errore insegna più di qualcosa che si fa immediatamente giusto, se c'è la volontà). Infatti basterebbe, a mio parere, prendere tutti quei documenti che attestano i diritti e doveri dell'uomo e metterli come cardine della società per orientarsi a far capire l'importanza di credere ancora nella vita a chi pensa di averla persa, in modo da rendere vero quello da cui si è partiti all’inizio di questa riflessione: "Essi (gli uomini) sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza".

Alessandro Micheloni

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