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 SORPRESE DIETRO CASA

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Il sette ottobre 2024, io e la mia classe siamo stati all’Oasi Le Bine. Arrivati, abbiamo conosciuto Francesco, per gli amici “Ciccio”, che ci ha dato un fascicoletto in cui era illustrata la mappa del parco. In questa rappresentazione mancavano i punti cardinali, perché saremmo stati noi a doverli individuare, orientandoci con gli elementi a disposizione. Dopo, Francesco ha distribuito a ciascuno di noi una bussola, quindi siamo entrati e abbiamo subito visto una mappa più grande dell’Oasi nella quale, però, c'era un errore, ovvero non era stato inserito il ponte. All'entrata, di fianco alla mappa, ad accoglierci era anche un albero di acacia in cui c'era un nido di picchio. Francesco ci ha spiegato che il picchio partecipa alla cova insieme alla femmina e che l’acacia venne portata in Italia tra il XVII e il XVIII secolo. Ci ha anche detto che il fiume Oglio, quello che sfiora con il suo passaggio Le Bine, all'epoca formava un'ansa. Quindi, nel 1750 circa  è stata scavata a mano una deviazione per realizzare la bonificazione della palude, fonte di malattie. Poi, abbiamo notato qualcosa di molto strano: la cosiddetta zucca matta, una pianta invasiva a polline giallo che venne portata in Italia dall’Asia, probabilmente per via del commercio. Dopo, Francesco ci ha fatto toccare un pezzo di legno molto morbido e ci ha fatto annusare una foglia di noce, che era veramente profumata. Successivamente, abbiamo fatto una lunga passeggiata in cui abbiamo osservato moltissime piante. Circa ogni venti minuti, noi dovevamo orientarci attraverso la carta e indicare a Francesco il punto in cui eravamo. Non era per niente facile. A un certo punto del tragitto, abbiamo notato delle casette molto strane, che si sono rivelate essere dei rifugi per gli uccelli, per far sì che si proteggano dai predatori, entrandoci tramite una fessura molto piccola grazie alla flessibilità del loro corpo. Poi abbiamo notato dello scotch nelle radici degli alberi e Francesco ci ha spiegato che hanno messo questa protezione per l’abbondante umidità presente nella Pianura Padana. Successivamente, Francesco ci ha mostrato le fototrappole. La fototrappola è dotata di un sensore di movimento che riesce a scattare fotografie e registrare video nel momento in cui viene allertata del passaggio di persone o animali. Francesco ci ha anche detto che lui e Davide, il suo assistente, camuffano le fototrappole e le mimetizzano con l’ambiente circostante per non farle notare dagli animali. Le camuffano all’aspetto visivo, ma anche a quello olfattivo, cioè usano cacca, pipì, terra… In seguito, ci ha anche mostrato un cranio di capriolo. Poi, ci siamo incamminati di nuovo e ci siamo ritrovati in un punto più fitto del bosco in cui abbiamo scoperto che, attraverso le radici, le piante comunicano tra loro. Per quanto riguarda gli animali, Francesco ci ha riferito che non li vedevamo per via del rumore che facevamo quando parlavamo e perché eravamo in tanti. Di solito, per vedere gli animali, bisogna andare da soli o massimo in due persone. Ormai era già arrivata ora di pranzo, quindi siamo andati al rifugio dove potevamo mangiare e giocare. Aveva una piccola recinzione in cui c’era una capra di dimensioni abbastanza piccole. Finito il pranzo, abbiamo conosciuto un altro ragazzo di nome Davide. Davide ci ha mostrato alcuni filmati ripresi dalle fototrappole. Le fototrappole hanno ripreso alcuni animali, come ad esempio il lupo, la faina, l’istrice, il capriolo, il picchio, lo scoiattolo rosso, la volpe, la lepre… Ci ha spiegato che il capriolo in primavera ha il pelo sul palco (delle specie di corna), mentre in autunno no; il fagiano maschio è molto colorato per farsi vedere dalla femmina e la femmina deve stare ventiquattro giorni sulle uova, quindi è molto vulnerabile; l'istrice è erbivoro; la faina mangia gli scoiattoli e una specie di lepre che viene dalla Florida. Poi, ci ha mostrato uno scoiattolo tassidermizzato, cioè Davide ha ricavato il pelo dello scoiattolo morto e ha dato l’aspetto giusto per farlo sembrare vero. Poi, il resto del corpo (cuore, polmoni…) viene buttato via. Dopo, ci ha mostrato un fossile, cioè un qualsiasi resto di animale o vegetale vissuto in epoche precedenti all'attuale, o una qualsiasi traccia che un organismo ha lasciato negli strati rocciosi. Per capire se un fossile è antico oppure no bisogna leccarlo. Infine, ci ha mostrato una pietra preziosa ricavata dalla parte bassa di una roccia. Una volta terminata questa attività, abbiamo salutato Davide e siamo ritornati con Francesco, che ci ha spiegato molto velocemente le api: le api esistono da tantissimi anni, succhiano il nettare e il polline. Il nettare, a differenza del polline, è una sostanza molto più zuccherina. L’arnia è la “Casetta” in cui gli apicoltori mettono le api; la parte bassa dell’arnia si chiama melario. La tuta degli apicoltori è bianca perché i colori molto scuri scatenano un comportamento molto aggressivo delle api. Il maschio dell’ape si chiama fuco e le api in realtà non sono gialle e nere ma di tutti i colori. Gli insetti di colore giallo e nero sono le vespe. Un’ape vive dai trenta ai sessanta giorni e anche lei si ammala, quindi può morire anche prima. La corona dell’ape regina è determinata dall’anno in cui è nata, ad esempio se nel 2020 è stato deciso come colore della corona delle api regine il bianco, tutte le api regine nate nel 2020 avranno la corona bianca. Le api regine vivono dai due ai cinque anni e fanno due tipi di uova diverse. Le api, nella loro vita, devono imparare a fare tutti i lavori. In genere, una colonia di api mangia un chilo di miele al giorno e lo produce non solo per noi, ma per loro e siamo noi che, dopo, interveniamo per prenderlo. Nel mondo ci sono tantissime specie di api. Finita anche quest'ultima attività abbiamo salutato e ringraziato Francesco e Davide e ci siamo incamminati verso il parcheggio e quando siamo arrivati abbiamo aspettato il pulmino. Arrivato il pulmino è finita questa esperienza rivoluzionaria perché ho imparato moltissime cose e mi sono incuriosito del mondo delle api .

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Matteo Giurca

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