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LA RABBIA DEI FRATELLI MARANZA

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L’idea, che ho maturato attraverso la lettura degli articoli e grazie alle riflessioni fatte in classe, è quella di una brutta storia.Il fatto riguarda l’incidente accaduto a due ragazzi nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre alle ore 4.00 circa a Milano. Uno dei due, Ramy (19 anni) è morto in seguito alla caduta dallo scooter di grossa cilindrata sul quale viaggiava insieme ad un amico. La dinamica è ancora da chiarire ma sembrerebbe che i due ragazzi, a bordo di un T-Max, non essendosi fermati all’alt di una pattuglia di carabinieri, abbiano intrapreso una folle corsa tra le strade del centro di Milano, inseguiti dalle forze dell’ordine. A causa del fondo stradale scivoloso avrebbero perso il controllo del mezzo andando a sbattere.Probabilmente per Ramy e il suo amico si trattava di una serata come tante che, questa volta, è finita in tragedia. In base all’educazione che ho ricevuto non riesco a provare compassione per Ramy. Anzi, provo dispiacere per il carabiniere indagato, che si è ritrovato in questa disgrazia. Sicuramente Ramy ed i suoi amici hanno tuttavia delle scusanti: vivere nelle periferie delle grandi città non deve essere semplice. Avere dei genitori non presenti o magari “sbandati”, ma non è il caso di Ramy, può facilitare la frequentazione di cattive compagnie e vivere per strada può farti seguire esempi negativi che ti possono avvicinare a mondi pericolosi. Un ragazzo che è spesso fuori casa, senza regole o orari da rispettare, in un quartiere abitato prevalentemente da pregiudicati e disagiati può facilmente diventare uno di loro. Le regole della strada o di alcuni locali possono inoltre portare ad avere come esempio da imitare anche coloro che lo Stato considera criminali. Per strada vige la legge del più forte e del più furbo. Ramy proveniva dal quartiere Corvetto, periferia sud-est di Milano, nel quale a seguito della sua morte sono state organizzate alcune manifestazioni di protesta contro le forze dell’ordine, imputando loro di essere responsabili della morte del ragazzo. Ho letto che durante queste manifestazioni pro-Ramy, molti hanno sollevato il problema dell’immigrazione. Penso che questo, in parte, sia però un alibi. I problemi forse sono l’educazione ricevuta e le risposte che deve dare lo Stato a chi non rispetta la legge. Conosco alcuni immigrati, che si sono perfettamente integrati, che sono rispettosi delle regole della nostra società e che contribuiscono alla crescita del Paese. Il tema del senso civico è fondamentale. La nostra società è diventata l’insieme di tanti individui, che pensano solo esclusivamente al loro benessere e alle loro comodità, senza pensare alla comunità ed il rispetto non è più così scontato. Nonostante le iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica, mi sembra che la situazione peggiori sempre di più e che episodi simili a quello di Ramy siano sempre più frequenti. Negli ultimi anni, sto notando, vicino a me, un allontanamento tra le persone ed una rabbia repressa, forse anche aggravati dal Covid che ci ha costretti a distanziamenti, e diffidenza verso gli altri. I miei genitori mi raccontano che, quando erano giovani, conoscevano ragazzi che trasgredivano e magari delinquevano, ma erano comunque casi rari nei paesi di campagna. Sicuramente i social hanno amplificato e dato maggiore visibilità a certi comportamenti e creato illusioni soprattutto tra i più giovani, facendo credere che la felicità si può raggiungere con i beni materiali e facendo la “bella vita”. A volte, soprattutto se non hai passioni o sogni, se non hai avuto un’istruzione e se vivi in realtà difficili, pensi che riuscire ad ottenere tanti soldi facili e in poco tempo, possa riscattarti e, magari, essere invidiato. Evidentemente in Italia come in altri Stati europei il problema dell’immigrazione e quello delle periferie non si può più ignorare. Io penso che soprattutto un giovane (ma anche un adulto o un anziano) dovrebbe poter usufruire degli stessi servizi e avere le stesse possibilità in qualsiasi zona della città. Lo Stato dovrebbe essere più presente, facendo sentire la sua vicinanza in quei quartieri dove gli abitanti sono più in difficoltà. Difficoltà non solo economiche, ma anche di integrazione e di inserimento nella società cosiddetta civile. Credo che la scuola, lo sport e la cultura in generale siano fondamentali per la crescita di un giovane poiché possono dargli quelle chances per potersi affermare ed avere soddisfazioni, ma anche semplicemente per vivere una vita dignitosa.

Lorenzo Mantelli

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