ALI DI LIBERTÀ

Il valore, il peso (o meglio la leggerezza) delle parole: tante piume che creano, una ad una, ali che permettono al mondo di vederti come esterno dalla brutalità dell’umano, una cattiveria che mai come prima stiamo normalizzando: è come se ci dimenticassimo delle barbarie che ogni giorno l’uomo compie .
E i poeti in questo sono molto abili. Questi contorsionisti dell’arte del linguaggio sono capaci di sognare anche dove l’impossibile non lo permette e di saperlo descrivere nella sua indescrivibilità.
Insomma, raggiungono vette ancora più alte delle nuvole del disordine etico umano della guerra e dell’odio portando una luce di speranza.
Ma anche loro sono umani, sono fatti di carne e sangue e anche loro possono volersi sacrificare. Perchè?
Semplicemente sono umani quanto lo siamo noi. Anche loro credono in ideali e pure loro sono soggetti a quello che potremmo quasi definire “peccato originale”, per buttarla sul religioso, che condanna da sempre l’uomo a dover cadere in inutili estremismi che rendono difficoltoso il percorso che ha portato alla democrazia, annullando quei traguardi che si sono già raggiunti.
E ancora, perché?
Facile, le ali che usano per volare sopra l’odio e costruite con la libertà della parola molte volte si possono sciogliere come quelle di Icaro: il macigno di vizi e cattiverie che accomuna gli uomini, quasi sempre, fa i suoi conti con chi cerca invece di eliminarlo.
La bontà rispettosa e libera fa più paura di ogni arma.
Questo non lo insegna un chissà quale manuale scolastico, ma la Storia: basti pensare a tutte quelle persone (poeti, artisti, scrittori, scienziati, manifestanti, politici) uccise ingiustamente perché uniche in grado di poter fare un vero e proprio “ribaltamento sociale”.
Ma cosa si intende con questo termine?
Quando si parla di rivoluzioni di tale portata (quale quella di un ribaltamento della società) si intendono stravolgimenti talmente grandi, molte volte di portata epocale, che solo chi vede la società oltre le persone può capire.
“La veduta dipende dallo sguardo”, scriveva Alda Merini, ma se andiamo a fondo non diventa difficile vestire questa frase in qualunque situazione della società.
Solitamente, chi ha una veduta, ne ha una proprio perchè ha un’idea in merito a qualcosa; tutto sta a come io creo il mio pensiero.
Conosco e, di conseguenza, posso esprimere ciò che penso: questo è il poeta, questo è il sapiente, questo è quel tipo di persona che non si muove per strategia o pregiudizio; lui ama accrescere continuamente la sua consapevolezza e riesce quindi a creare un percorso da seguire per non usare la violenza ma per “stuzzicare” dove ritiene necessario un cambiamento.
Poi c’è chi invece non conosce e non vuole conoscere, dove la conoscenza dei propri limiti e di quelli della libertà svanisce e si crede che qualunque scorciatoia si possa trovare per accorciare il difficoltoso, ma soddisfacente, percorso della vita sia l’unica via per risolvere tutto.
E ancora, perché?
Facile, l’importanza che attribuiamo ai beni materiali, di fronte alla svendita del sapere, sta rendendo questa società un agglomerato scomposto e disomogeneo di tante piccole unità sottomesse ad un ordine prestabilito da coloro che hanno il sapere ma lo usano per zittire gli altri: il soldato e il capo, il signore e lo schiavo ma si potrebbe andare avanti con migliaia di esempi, in quanto la storia da sempre è tristemente ricca di gerarchie basate sulla prevaricazione.
E ancora, perché?
Pensandoci capisco che, forse, una risposta non c’è, o almeno, si possa trovare ma come un’ipotesi illusoria e irrealizzabile: anche se, come recita il motto di Francis Bacon filosofo e scrittore inglese, “Sapere è potere” quindi concludo pensando che se solo il mondo si armerà con la forza bonaria della conoscenza lo si potrà salvare dalla deriva morale che sta vivendo, per fare in modo che le ali delicate di chi ha il sapere possano volare tranquille.
Alessandro Micheloni