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LA GRANDE CATENA

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La libertà. L’essere liberi. Innalzarsi all’alto filosofico per trovarla: il primo diritto, nonché dovere, che l’uomo ha. Un’articolata e continua scoperta all’insegna di trovare un degno motivo per vivere compiendo ciò che riteniamo giusto. Ma cos’è la libertà? La più semplice delle risposte potrebbe dire che questa sia una facoltà in cui si è nella possibilità di fare tutto ciò che si desideri in modo, consequenziale, di trovare una felicità che deve accontentare in continuazione… è veramente così?Per me no, infatti ritengo che la libertà sia uno stato in cui la persona è in grado di essere e fare tutte quelle che cose in perfetta armonia con la natura personale (il suo “Io” più interiore) ed esterna (gli altri individui, l’ambiente) in modo da permettergli il suo pieno sviluppo sociale e morale avendo anche la facoltà di scelta indipendente per il suo futuro. Ma esiste qualcosa contro natura, che quindi non è libertà? La mia personale risposta è si, infatti ritengo che tutte quelle volte che si vanno a violare i diritti e i doveri di qualcun altro (parlo anche di doveri in quanto penso che poter adempiere ad un dovere sia prima di tutto un diritto per raggiungere ciò che lo Stato ci chiede per far sì di creare una società civile composta da altrettanti soggetti civili) si vada a distruggere quel delicato confine di equilibrio che la natura umana e sociale crea. Tutto ciò è la guerra, la violenza, il bullismo, la dittatura, la censura: insomma, dove non c’è possibilità di creare armonia tra il singolo e il “Noi” non si può e non si deve parlare di libertà. Queste situazioni, quelle che personalmente definisco di “prigionia dei valori naturali” e che ho citato prima, non sono purtroppo solo un lontano ricordo: infatti, attualmente, secondo i più accurati studi ci sono cinquantuno dittature, per non parlare di tutte quelle nazioni in guerra o che si impongono con leggi per limitare le libertà civili. Basti pensare all’Iran, ora interessato col rapimento di Cecilia Sala per motivi di “violazione delle leggi della Repubblica Islamica”, o ad una Russia che ormai sotto il potere del “nuovo Zar” Vladimir Putin controlla la censura in modo da essere sempre al potere senza oppositori (per esempio la sospetta morte di Navalny).Ecco, tutte quelle persone che vivono schiacciati da queste situazioni, per me, sono coloro che conoscono più di tutti la libertà: non vivendola riescono a capire il loro significato perché vedono l’enorme lacuna che ne crea la sua assenza. Infatti noi che viviamo nelle democrazia dove i diritti sono salvaguardati e, per la maggioranza delle volte, rispettati stiamo normalizzando il valore della libertà in quanto riteniamo scontato avercela: però come ricorda Thomas Fuller, non capiremo il valore dell’acqua fino a che il pozzo non si prosciuga. Tanto è vero che, e la storia ce lo insegna, quando rendiamo abitudine la libertà (quindi non riconoscerla più come valore fondante della società, ma invece distorcere la visione in modo da renderla “trasparente”) siamo destinati a dimenticarla per dare spazio alla dittatura.Un esempio lampante è come il partito fascista prese il potere: era un momento per l’Italia in cui la popolazione era indignata (primo sentore per la perdita di libertà) e quindi lo sfogo migliore a questa rabbia si riversò in quell’entità che capitanava il paese, la politica; solo che di fronte a tale sentimento solo un estremismo violento (secondo fattore) poteva veramente far sentire gli italiani appagati.Così, un folle quale Mussolini, riuscì a far credere che le sue idee potessero veramente risollevare il paese, cosa che non successe, infatti l’odio portò altro odio.Ecco così un ventennio di dittatura, una guerra mondiale, un genocidio di portata epocale ed altre mille goccie che riempirono il vaso della prigionia dei valori.Però il mondo rinacque dopo la catastrofe del conflitto: si capì l’importanza delle libertà personali e comunitarie, si formò così l’ONU, la Repubblica italiana con la sua Costituzione e, più avanti, l’UE con la sua Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europa.Insomma, è stato come un nuovo illuminismo pronto a illuminare il mondo con la luce delle libertà.Così, col passare del tempo si arriva a noi, Gen Z, giovani immersi in un’epoca che sempre più sono chiamati a capitanare risolvendo quei “fantasmi” del passato che compongono ancora problemi per l’attualità: le guerre, i fondamentalismi, le dittature moderne, i cambiamenti climatici…Ciò porta noi giovani a sentirci in parte privati noi stessi della libertà, sentiamo come un nodo alla gola che si stringe sempre di più perché ci rifiutiamo di cercare di snodare.Ed è proprio questo nodo che ci porta a non avere fiato e, quindi, a voler lasciarsi uccidere dalla morsa dei problemi preferendo una grigia monotonia fatta da riti quotidiani e sempre uguali nel tempo, lasciando che le problematiche aumentino e che si avvicino sempre di più a noi.Questa è libertà?A questa domanda non so trovare una risposta, ma so che a tormentare noi giovani non sono solo i fantasmi del passato, ma anche quelli che creiamo noi nel presente.Non abbiamo più fiducia in nessuno, la monotonia citata prima ci ha chiusi in una bolla di vetro: fragile, come noi, ma anche estremamente protettiva se non toccata.Così perdiamo le libertà, infatti il grave problema risiede anche nel fatto che non riconosciamo più i diritti che abbiamo e per cui nel passato si ha lottato, d’altronde ormai ci si rifiuta di conoscere il passato per rimanere fissati a guardare passivamente il presente che scorre inesorabile.Se si dovesse chiedere ad un qualunque giovane quali sono le sue libertà che sente protette e garantite dallo Stato molto probabilmente ne direbbe molte poche, da una parte l’ignoranza di non conoscere i mille e più diritti che abbiamo, e dall’altra il degrado che avanza come cappa per eliminare parzialmente tutto quel fumo che pesa a noi giovani: siamo in una situazione più grande di noi.Però, se dovessi riflettere andando dentro di me, sono certo nell’affermare che io abbia la fortuna di vivere in un paese che si impegna a garantire tutti i diritti e doveri, portandomi così a poter usufruire di tutte le libertà fondamentali: se dovessi trovarne una che apprezzo maggiormente penso a quella di scelta.Infatti ritengo che una società si possa ritenere veramente libera solo quando è il singolo ad essere chiamato a scegliere per il proprio futuro permettendogli di sviluppare la naturale ed equilibrata crescita della propria personalità.Questa grande, quanto importante e fondamentale, libertà la vedo in veramente tantissimi ambiti: il più basilare e banale risiede nel selezionare l’indirizzo scolastico per le superiori, anche se in futuro sarò chiamato a prendere molte altre strade per scegliere quella che sarà la mia vita partendo dai miei obiettivi.Guardando invece l’attualità penso che la libera scelta la si possa vedere in un ruolo chiave e in continua evoluzione, per esempio la vittoria di Trump alle presidenziali porta alla creazione del bivio per l’aborto e, quindi, anche la facoltà delle donne di poter preferire un’interruzione di gravidanza diventa un dubbio per molti.A lungo sul tema della scelta mi sono dibattuto interiormente, infatti leggere le continue notizie dove essa viene negata mi porta a pensare in continuazione, e ho maturato la consapevolezza che non c’è società ma bensì omologazione quando neghiamo al singolo di essere sé stesso, quindi essere caratterizzato per la propria strada personale.Infatti il problema nelle dittature è proprio questo, che non vige un sistema di identità della persona.Inoltre in sistemi di governi dispotici, dove vi è l’assenza della libertà di decidere per sé, un’ulteriore problematica risiede nella visione dei diritti, infatti in società come queste manca anche quello che potrei definire come il “circolo dei bisogni”.Tanto è vero che i diritti, per come interpreto io il loro percorso di nascita, vengono sanciti perché la popolazione richiede allo Stato dei bisogni fondamentali, senza i quali i singoli cittadini non potrebbero far funzionare il paese stesso.Quindi la visione in una repubblica, come l’Italia, delle libertà la si potrebbe rappresentare così: CITTADINI (BISOGNI)---->PAESE (POLITICA)----->DIRITTI (GARANTI DI FUNZIONAMENTO).Mentre nei dispotismi ciò viene negato, in quanto la popolazione (che all’unisono esercita una pressione sociale al potere centrale per le libertà) non viene mai accontentata: difatti le dittature giocano con le negazioni per bloccare la vena liberale della società, facendo sì che i diritti si trasformino in leggi che affermano ulteriormente il divario tra politica dittatoriale e cittadini.Così un cambiamento avverrà mai?Molte volte penso che questo “nuovo illuminismo delle libertà” citato prima non possa mai compensare i problemi del mondo, anche se d’altro canto mi rallegro pensando quanto l’onda positiva di figure come Martin L. King, Nelson Mandela, Ghandi o Madre Teresa di Calcutta (e molti altri) abbiano portato nel mondo una scintilla di libertà che deve continuare a tenere acceso il braciere della libertà che arde sin dai tempi antichi quando questo valore veniva teorizzato.A proposito di questa fiamma che arde, la libertà, penso che poterla immortalare in uno scatto sia impossibile: essa è una virtù che si vede solo col tempo, anche se ritengo che esistano molte immagini che la possano rappresentare.Se dovessi rappresentare la libertà con una immagine penso che la più giusta sia la grafica realizzata da Mimmo Paladino per il messale Cei edizione 2020 nella parte dedicata alle messe votive.Infatti questa vera e propria opera d'arte nasce con uno scopo ben preciso, trovandosi in un libro sacro e che parla di annunci (come quello della Resurrezione) l’intento che si vuole trasmettere è quello di dimostrare l’arrivo della serenità e della pace.Tra l’altro essendo il disegno per le messe votive prende ancora più valore in quanto questo tipo di celebrazione ha la funzione di portare un voto ad un elemento religioso come i Santi, quindi ciò può anche indicarci come quest'opera voglia far capire, messa in relazione con la libertà, che per ottenerla bisogna metterci completa fiducia e perseguire continuamente la lotta per raggiungerla.Poi l’immagine in sé mostra quelle che sono due mani anonime di colore blu, tinta tra l’altro indicativa della pace e della giustizia, rivolte verso l’alto e che creano (tra di loro) una varco come a simboleggiare un’apertura.Ritrovarci qui la libertà è fondamentale, difatti questo è il vero e più nobile gesto metaforico che si possa fare per intendere la libertà: innalzarsi ad un alto filosofico, come detto all’inizio, formato da tanti equilibri naturali che portano l’uomo stesso ad entrare in una catena di bene continua che genera un’altrettanta continua libertà fondata su pensieri democratici e di amore egualitario.Ciò, se ci pensiamo, è il più giusto distillato che si può fare di tutti quei documenti che attestano i diritti e i doveri dell’uomo (per esempio la Costituzione o la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo).Se dovessi fare una sorta di carta d’identità dell’immagine potrei anche dire che, per me , rappresenta una libertà duratura rappresentata in un gesto effimero ma che nella storia si è sempre fatto metaforicamente parlando, ovvero quello di implorare alla libertà. Inoltre è innegabile il fatto che la raffigurazione sia portatrice di qualunque libertà di cui l’uomo possa avere bisogno, in quanto simboleggia una filosofia di emancipazione pura e senza distinzioni.Una titolo adatto per definire questa immagine è di sicuro “La grande catena”, in quanto la libertà raffigurata non può funzionare se non propagata e diffusa attraverso tante persone che ne diventano testimoni e, quindi, anche loro si uniscono a quelle mani innalzate verso un continuo miglioramento. Un ulteriore significato che si può dare a questa grafica risiede nella frase “Ogni essere umano è unico: rispettarne la diversità equivale a difendere la propria e l'altrui libertà.”, infatti, come ricordato prima, la singola persona è espressione interna ed esterna di una personalità col diritto e dovere di essere libera e completamente indipendente nelle scelte per il proprio futuro (coi giusti limiti per evitare atti di prevaricazione) in quanto essa stessa rappresenta la più piccola particella di società senza la quale non potrebbe funzionare anche la libertà comune che ogni civiltà deve avere. Insomma, per non perdere la naturalezza della propria libertà è d’obbligo salvaguardare le differenze di tutti in modo da creare una catena di solidarietà reciproca che ci faccia sentire sicuri e mai sull’orlo della ricaduta in estremismi o monotone e violente dittature. Con questo posso affermare che l’aforisma citato per me rappresenta una visione di società corretta e che è rispettosa nella sua totalità dei principi della democrazia. Infatti tutte le scintille che alimentano la libertà non sono altro che il positivo monito di persone, tra cui possiamo esserci anche noi solo se lo vogliamo, che ogni giorno dimostrano o hanno dimostrato di essere figlie del loro tempo comprendendo i limiti che esso ha, per cercare, almeno un po’, di contribuire a donare naturalezza ed equilibrio in modo da evitare che la società sia lo scacchiere di una caccia all’uomo fondata sulla prigionia dei valori.

Micheloni Alessandro

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